La Listeriosi è un’infezione causata dal batterio Listeria monocytogenes (L. monocytogenes), generalmente dovuta all’ingestione di cibo contaminato. Questa condizione la classifica, pertanto, fra le malattie trasmesse attraverso gli alimenti (le cosiddette Tossinfezioni Alimentari). E’ considerata anche una zoonosi, ovvero malattia trasmessa attraverso animali o loro derivati.
Nei Paesi occidentali la listeriosi è divenuta un pressante problema di Sanità Pubblica. Si manifesta talora con quadri clinici severi e tassi di mortalità elevati (anche se meno frequentemente di altre zoonosi), soprattutto in soggetti fragili quali anziani, donne in gravidanza, neonati e adulti immuno-compromessi.
Nella popolazione generale la malattia è a bassa incidenza, per più asintomatica, ma nella forma invasiva, più frequente negli immuno-compromessi, risulta gravata da tassi di letalità molto elevati (24-52%).
Il batterio fu isolato per la prima volta da Murray nel 1926. Il primo caso umano di listeriosi è stato riportato nel 1929 ed il primo caso perinatale nel 1936. Fino al 1960 la listeriosi veniva segnalata raramente. A partire dal 1980, iniziarono ad essere segnalati annualmente migliaia di casi in tutto il mondo dimostrando la loro associazione con il consumo di alimenti contaminati.
Nel 2019 si è assistito a numerosi casi di infezione da listeria in Spagna a causa di carne contaminata. Si è temuta un’emergenza mondiale, poi rientrata.
In Italia la Listeriosida da qualche mese è tristemente salita agli onori della cronaca perchè ha provocato diversi morti, richiedendo l’intervento dei NAS, col conseguente sequestro e ritiro dal mercato di alcuni prodotti alimentari contaminati.
Epidemiologia
L. monocytogenes è un’importante causa di zoonosi, soprattutto tra i bovini e gli ovini. Ha diffusione nel terreno, nella vegetazione in decomposizione e nelle acque stagnanti e fa parte della flora saprofitica intestinale di numerose specie di mammiferi domestici e selvatici. Si isola anche dalle feci del 5% degli uomini adulti. Molti alimenti sono contaminati da L. monocytogenes: il microrganismo è stato riscontrato nel 15-70% dei campioni di verdura cruda, nel latte e nei formaggi non pastorizzati, nel pesce, nel pollame e nelle carni. Nell’uomo la listeriosi viene più spesso contratta ingerendo cibi o bevande contaminati (possono verifìcarsi anche focolai epidemici).
Non si conosce contagio interumano.
Cresce e si riproduce a temperature molto variabili (da temperature di refrigerazione sino a 45°C); tollera ambienti salati e pH acidi. E’pertanto un batterio molto resistente a varie condizioni ambientali, incluse quelle che si hanno nella produzione e nella lavorazione degli alimenti. In condizioni favorevoli, L. monocytogenes può crescere nell’alimento contaminato fino a raggiungere concentrazioni tali da causare un’infezione nell’uomo.
L. monocytogenes rappresenta un pericolo per specifici prodotti: quelli pronti al consumo (chiamati ready-to-eat – RTE) e quelli con una lunga vita commerciale (shelf-life) mantenuti a temperature di refrigerazione.
Fonti di contagio
Gli alimenti principalmente associati alla listeriosi comprendono: pesce affumicato (es. salmone), prodotti a base di carne (paté di carne, hot dog, carni fredde tipiche delle gastronomie), formaggi a pasta molle, formaggi erborinati, formaggi poco stagionati; latte non pastorizzato. Non sono esenti dal batterio neppure i salumi confezionati, anche se cotti, come il prosciutto cotto.
La L. monocytogenes non contamina solo i cibi proteici di fonte animale, ma anche frutta e verdura cruda, insalate imbustate e macedonia pronta.
Altre modalità di contagio sono i contatti con gli animali (veterinari, macellai, allevatori) e la trasmissione materno-fetale.
Poiché L. monocytogenes è considerato un contaminante di filiera, un’adeguata gestione dei processi e degli ambienti produttivi, nonché la corretta manipolazione degli alimenti, rappresentano i cardini della strategia di controllo a tutela della salute pubblica.
La listeria può colpire qualsiasi alimento venga lavorato e manipolato, soprattutto se preparato facendo poca attenzione all’igiene.
Considerata la sua resistenza alla sterilizzazione, l’unico modo per evitare di contrarre l’infezione quindi è quello di cuocere i cibi prima di consumarli. Il batterio infatti si distrugge quando raggiunge temperature superiori ai 65 gradi.
Patogenesi
La via d’ingresso è principalmente la via digerente, mediante assunzione di latte o carni o vegetali contaminati.
Dopo un periodo d’incubazione da 10 a 70 gg – generalmente un mese nei casi invasivi – le listerie superano le mucose dell’apparato digerente, entrano nel torrente circolatorio, e vengono disseminate nei vari organi. Nella gravida la trasmissione è ematogena: acquisita l’infezione per via gastroenterica, attraverso cibi contaminati, giunge alla placenta, spesso danneggiandola, ed arriva, in alcuni casi, al feto, potendone causare la morte, sia come conseguenza del danno placentare, sia direttamente per l’infezione fetale.
Sintomatologia
La listeriosi può assumere diverse forme cliniche: dalla gastroenterite acuta febbrile, la più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione (è in genere autolimitante nei soggetti sani), a quella invasiva o sistemica, che, nei casi più gravi, può portare all’insorgenza di meningiti, encefaliti e gravi setticemie. Nelle forme sistemiche l’incubazione può protrarsi anche fino a 70 giorni.
Nelle donne in gravidanza la listeriosi può provocare aborto, morte in utero del feto, parto prematuro e infezioni neonatali. La listeriosi può verificarsi in ogni momento della gravidanza ma è stata più frequentemente documentata durante il terzo trimestre.
La listeriosi è causa di malattia grave, associata a un elevato tasso di ospedalizzazione e decessi, ma la malattia può essere completamente asintomatica.
I sintomi della listeriosi che si manifestano più frequentemente (gastroenterite febbrile) sono simil-influenzali e includono, oltre la febbre, dolori muscolari e mal di testa, sintomi gastrointestinali quali mal di stomaco, diarrea e vomito. Nei casi più gravi, tuttavia, i malati hanno anche sintomatologia neurologica: confusione, perdita di equilibrio e convulsioni.
In gravidanza, soprattutto al III trimestre, la sintomatologia è analoga, con febbre, cefalea, mialgie, talora diarrea e dolori crampiformi addominali, espressione della batteriemia che può risparmiare il feto o coinvolgerlo. Si risolve con l’eliminazione del focolaio infettivo attraverso il parto o l’aborto. Richiede sempre una pronta diagnosi ed una precoce terapia antibiotica.
In tutti i casi di aborto spontaneo è prudente sospettare la presenza di una eventuale listeriosi.
La Listeriosi Congenita è caratterizzata dalla presenza di microascessi a livello splenico, renale, cerebrale e polmonare. Dovuta alla trasmissione transplacentare, configura una malattia grave, con altissima letalità.
Si può avere anche una forma tardiva di listeriosi perinatale, contratta al momento del parto, che si manifesta dopo 2-3 settimane con una meningite.
La meningite da Listeria è il quadro clinico più comune in soggetti neoplastici. Si manifesta con rigor nucalis e, talora, con febbre ed altri segni neurologici (atassia, tremori, alterazione della personalità). Si diagnostica attraverso il prelievo di liquor (rachicentesi), talvolta di sangue, e successiva coltura.
Diagnosi
La diagnosi non è facile, vista la variabilità sintomatologica dei diversi quadri clinici. L’accertamento e l’identificazione della Listeria avviene con l’emocoltura e la liquorcoltura, oltrechè da esami istologici, ove necessario.
Prognosi
A seconda del tipo di infezione, è estremamente variabile. Le meningiti e le forme neonatali sono a prognosi infausta. Nella donna gravida la prognosi è buona, purchè la terapia antibiotica sia intrapresa precocemente.
Terapia
La Listeria è sensibile a molti antibiotici. Più utilizzata l’ampicillina, naturalmente a dosaggio diverso a seconda delle forma clinica.
Profilassi
Particolare importanza assume l’Igiene dell’alimentazione: cottura dei cibi di provenienza animale; pulizia delle verdure; non assumere latte e latticini non pastorizzati; lavaggio delle mani e degli utensili venuti a contatto con alimenti crudi.
Gli immunocompromessi, le gravide e gli anziani, specie se neoplastici, dovrebbero evitare i formaggi a pasta molle (Camembert, Brie, Feta, Gongorzola e simili) e riscaldare immediatamente prima del consumo qualsiasi cibo a rischio, anche se cotto in precedenza.
Addendum alla prevenzione
La migliore strategia per prevenire la listeriosi in ambito domestico prevede l’applicazione delle generali norme di igiene e attenzione previste per tutte le altre tossinfezioni alimentari.
Raccomandazioni
lavaggio e manipolazione degli alimenti
- lavare accuratamente gli alimenti crudi, come frutta e verdura, sotto l’acqua corrente prima di consumarli, sbucciarli, tagliarli o cuocerli;
- pulire la superficie degli alimenti come meloni e cetrioli con una spazzola pulita;
- asciugare i prodotti con un panno pulito o un tovagliolo di carta;
- separare le carni crude dalle verdure e dai cibi cotti e pronti al consumo.
in cucina:
- lavare le mani spesso durante la preparazione dei cibi e la manipolazione degli alimenti. Cosi’ pure i coltelli, i piani di lavoro, e i taglieri dopo la manipolazione e la preparazione dei cibi crudi;
- mantenere la corretta temperatura di esercizio di frigoriferi e congelatori separando al loro interno gli alimenti crudi da quelli cotti;
- tenere il frigorifero pulito, lavando frequentemente le pareti interne e i ripiani con acqua calda e sapone liquido;
- cuocere accuratamente e completamente (in profondità) la carne e i prodotti a base di carne crude;
- pulire frequentemente tutte le superfici e i materiali che vengono in contatto con gli alimenti, come utensili, piccoli elettrodomestici, frigoriferi, strofinacci e spugnette;
- utilizzare spugnette o strofinacci diversi per asciugare mani e stoviglie, e piani di lavoro.
- è fondamentale cuocere bene gli alimenti seguendo le indicazioni del produttore riportate in etichetta, in particolare per la carne insaccata;
- è bene non preparare con troppo anticipo gli alimenti da consumare cotti. In ogni caso conservarli in frigo e riscaldarli ad alta temperatura prima del consumo;
- non lasciare i cibi deperibili a temperatura ambiente e rispettare la temperatura di conservazione riportata in etichetta;
- i cibi crudi e quelli cotti o pronti per il consumo non devono mai entrare in contatto;
- è importante conservare in frigorifero gli alimenti crudi, cotti e pronti al consumo, in modo separato e all’interno di contenitori chiusi;
- conservare correttamente alimenti congelati/surgelati;
- è indispensabile attenersi alle norme di preparazione dell’alimento riportate sulla confezione, che normalmente comportano la cottura prima del consumo;
- non lasciare i cibi deperibili a temperatura ambiente e rispettare la temperatura di conservazione riportata in etichetta.
conservazione sicura degli alimenti:
- consumare i prodotti precotti, o pronti per il consumo appena possibile;
- non conservare né consumare i prodotti refrigerati oltre la data di scadenza;
- conservare gli avanzi di cibo cotto, nel frigorifero, in contenitori provvisti di coperchi e poco profondi, così da farli raffreddare più velocemente, e consumarli in breve tempo.
I soggetti a rischio, come le donne in gravidanza e le persone immunodepresse, dovrebbero evitare il consumo di:
- prodotti lattiero-caseari freschi, in particolare formaggi a pasta molle, a breve stagionatura ed erborinati
- salumi a breve stagionatura
- pesce fresco affumicato pronto per il consumo
- preparazioni gastronomiche da consumarsi senza trattamento termico
- paté di carne freschi.
A seguito delle ultime allerte alimentari per casi di listeria, il Ministero della Salute, Direzione generale della sicurezza degli alimenti e la nutrizione, invita tutti i consumatori a seguire alcune semplici regole relative alla corretta preparazione e al consumo degli alimenti (come detto sopra), e, in particolare, a fare attenzione alle indicazioni riportate in etichetta.
Etichetta
L’etichetta presente sulla confezione alimentare riporta le informazioni sulle corrette modalità di conservazione, preparazione e consumo degli alimenti.
Rappresenta la modalità attraverso cui gli operatori di settore responsabili entrano in contatto diretto con i consumatori. Le norme hanno consentito nel tempo di arrivare a una etichettatura contenente sempre informazioni chiare e corrette, in modo da non indurre il consumatore in errore sulle caratteristiche, le proprietà o gli effetti dei prodotti acquistati. secondo le norme previste dall’Unione Europea.
È necessario leggere sempre in modo scrupoloso tutte le indicazioni riportate per il consumo di qualsiasi tipo di alimento confezionato.
Alcuni dati
Nel 2020, con 1876 casi notificati, la listeriosi è stata la quinta zoonosi maggiormente descritta nell’Unione europea. Colpendo principalmente persone ultra 64enni si è dimostrata, in Europa, la zoonosi caratterizzata da esiti più gravi, sia in termini di ricoveri ospedalieri che in termini di decessi.
Sorveglianza della Listeriosi in Europa
La listeriosi è considerata una zoonosi prioritaria in UE. Nel settore umano, il coordinamento della sorveglianza europea è affidata all’ECDC nell’ambito del programma dedicato alle malattie trasmesse da alimenti e acqua: i Paesi UE comunicano annualmente i casi di malattia, definiti secondo appositi criteri.
I dati aggregati sulla listeriosi nell’uomo sono pubblicati annualmente dall’ ECDC in un atlante consultabile on-line, congiuntamente con i dati del monitoraggio nel settore alimentare e animale.
Nei Paesi dell’Unione Europea si attua la sorveglianza della Listeriosi attraverso la raccolta delle informazioni derivanti dalle indagini epidemiologiche dei focolai, comprese le informazioni sui casi di malattia, i veicoli alimentari e le sorgenti di infezioni. Queste notizie sono poi pubblicate annualmente in un report.
Le informazioni sui cluster epidemici di listeriosi sono scambiate tra i Paesi attraverso le reti di allerta europee.
Sorveglianza della Listeriosi in Italia
In Italia, la sorveglianza della listeriosi segue il flusso previsto per le malattie infettive previsto dal DM 15/12/1991 e successive integrazioni. Inoltre, a partire dal 2017 la nota circolare “Sorveglianza e prevenzione della Listeriosi” del Ministero della Salute integra le attività generali di sorveglianza, con ulteriori misure finalizzate a consentire l’identificazione tempestiva dei focolai epidemici e la loro gestione.
Il Ministero della Salute raccomanda l’invio degli isolati clinici di L. monocytogenes, all’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Si tratta di una sorveglianza volontaria alla quale partecipano:
- i Laboratori di Riferimento Regionali per la sorveglianza clinica
- i Laboratori del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)
Le informazioni provenienti dalla scheda raccolta informazioni sui casi di listeriosi e dal questionario alimentare, appositamente predisposti, unitamente ai risultati di laboratorio, consentono una più approfondita conoscenza dell’epidemiologia della listeriosi invasiva nell’uomo a livello nazionale. Attualmente alla sorveglianza della listeriosi invasiva partecipano 15/20 Regioni italiane.
L’Istituto Superiore di Sanità
L’Istituto Superiore di Sanità da oltre 20 anni contribuisce alla sorveglianza epidemiologica e microbiologica della listeriosi attraverso la raccolta degli isolati clinici di L. monocytogenes dai casi di malattia nell’uomo e dei dati epidemiologici relativi ai pazienti.
Presso l’ISS gli isolati clinici provenienti dai laboratori regionali di riferimento per la sorveglianza clinica o direttamente dai laboratori clinici diagnostici ospedalieri e universitari sono sottoposti alla conferma diagnostica e alla caratterizzazione molecolare. I risultati di tali analisi sono raccolti in un database nazionale e sono consultabili in tempo reale. L’integrazione dei dati epidemiologici, genomici e altre informazioni di laboratorio consente di supportare la sorveglianza dei casi di listeriosi e la gestione dei focolai epidemici.
Le reti di sorveglianza per la listeriosi permettono di individuare focolai di infezione e di determinarne la causa, e quindi di agire sia ritirando i prodotti dal mercato che adottando le necessarie misure nei confronti degli impianti di produzione, nonché di informare la popolazione a rischio.
Dott. Giovanni Mannino
Specialista in Malattie Infettive
Specialista in Igiene e Medicina Preventiva
Per concludere alcuni link del ministero da dove e’possibile scaricare alcuni opuscoli informativi
- https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=289 Materiali a contatto degli alimenti
- https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=275 Sicerezza degli alimenti
- https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=278 Carni di pollame
- https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=190 Decalogo sicurezza nel frigorifero
- https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=215 Etichettatura degli alimenti