La LEISHMANIOSI è una malattia infettiva di origine parassitaria.

La primavera è senz’altro una bella stagione: rappresenta la ripresa della vita animale – segnata dal garrire delle rondini, – e vegetale, con lo sbocciare dei fiori, coi loro profumi penetranti; porta giornate più calde e più lunghe; dispone l’animo umano ad un senso di ottimismo; si è propensi a fare passeggiate o programmare viaggi, approfittando del bel tempo…. Ma è anche il periodo, almeno nelle nostre parti, di fare i conti con alcune infezioni particolari – le parassitosi – che, se non adeguatamente curate, possono condurre a morte non soltanto gli esseri umani, ma anche alcune specie animali, tra cui quelli cosiddetti da compagnia, come i cani. La rinascita della natura coincide, anche, con la proliferazione di alcuni insetti, sia specie alate, che senza ali, che possono essere veicoli (o vettori) di pericolose infezioni.
Tra questi, i Flebotomi, o Pappataci.

Leishmaniosi.

Si tratta di insetti diffusissimi nel bacino del Mediterraneo (ma non solo), di piccole dimensioni (circa 2 mm), di color giallo chiaro, con il corpo ricoperto da fine peluria, che ricopre anche le ali. Sono simili a piccole zanzare (ma appartengono a generi diversi) e, come queste, pungono l’uomo e altri animali a sangue caldo, anche se con modalità diversa. Le zanzare introducono l’apparato pungitore direttamente all’interno del capillare, mentre i flebotomi, attraverso le dentellature dell’apparato pungitore, lacerano i capillari dermici, formando una piccola raccolta di sangue e secernendo, nel frattempo, con la saliva, sostanze che ne impediscono la coagulazione.

Da questa modalità della puntura deriva il termine “flebotomo”: dal greco “flebo” e “temno” che significa, letteralmente “tagliatore di vene”. Come per le zanzare, solo le femmine sono ematofaghe: succhiano il sangue dell’ospite per consentire alle uova di giungere a maturazione. I maschi, invece, sono glicifagi, cioè succhiano il nettare dai fiori, e, in qualche misura, sono insetti impollinatori. Le femmine di flebotomo non hanno preferenza d’ospite e possono pungere qualsiasi vertebrato a sangue caldo. Subito dopo l’assunzione di un pasto a base di sangue depongono le uova (da 50 a100 alla volta). Analogamente alle zanzare i flebotomi diventano attivi al tramonto. Durante il giorno si nascondono nelle fessure dei muri, nelle soffitte, nelle tane sottorranee di piccoli animali selvatici e nelle cucce dei cani. Nelle ore serali e durante la notte pungono indistintamente sia uomini, che animali a sangue caldo.

Non sempre l’uomo percepisce questi insetti mentre arrivano, al buio, per pungere: infatti, non emettono sibili o ronzii (come le zanzare). Ciò fa capire l’origine del loro secondo nome (pappataci), ovvero “mangia” e “taci”. Per le loro caratteristiche strutturali i flebotomi presentano un tipo di volo particolare: non si spostano molto lontano, perché non sono in grado di volare controvento, e, soprattutto, non volano molto in alto (è stato descritto come volo “saltellante”). L’uomo, per lo più, viene punto sulle gambe, o sulle caviglie, (a differenza delle zanzare, che non hanno delle sedi di puntura preferite). Difficilmente ci si rende conto della puntura, ma questa dà adito a lesioni maculo-papulose dolorose e, spesso, pruriginose a causa della saliva iniettata all’inizio del pasto ematico. Facili le reazioni allergiche accompagnate da eritemi.

Ma per quanto fastidiose e dolorose possano essere le punture dei pappataci, ciò che veramente preoccupa sono i patogeni che possono essere potenzialmente trasmessi da questi ditteri. Infatti, i pappataci sono vettori di diversi parassiti, batteri e virus che possono causare malattie infettive – talvolta anche molto gravi – sia negli esseri umani che negli animali. I Flebotomi o Pappataci sono i principali vettori, per esempio, della LEISHMANIOSI, una patologia infettiva che può interessare talvolta l’uomo, ma anche i cani.

LEISHMANIOSI

L’agente eziologico di questa malattia è un protozoo del genere Leishmania. Ne esistono diverse specie (L.Donovani, L.Infantum, L.Tropica, L.Major, ecc., per citarne qualcuna). Il serbatoio dell’infezione è costituito da cani, sia domestici, che selvatici, oltre che da piccoli roditori, a seconda della località e del ceppo di Leishmania interessato. Il flebotomo viene parassitato attraverso la puntura di un animale infetto. In questi ultimi la Leishmania si presenta in forma amastigote (= senza flagello), ma, arrivata nello stomaco del flebotomo, si trasforna in promastigote (= forma flagellata). Dopo essersi moltiplicata, in questa forma, in poco più di una settimana si sposta nel faringe del flebotomo, che, pungendo i mammiferi, li infetta. A questo punto i promastigoti si trasformano, dopo essere stati fagocitati dalle cellule reticolo-endoteliali, in amastigoti. Questi, a loro volta, si moltiplicano attivamente, distruggono le cellule che li hanno fagocitato, producendo nuove leishmanie che si diffondono nell’organismo ospite.

Leishmaniosi

Anche gli esseri umani possono essere contagiati (si parla di zoonosi quando la trasmissione dell’agente patogeno avviene da animale a uomo, o viceversa, anche se, in questo caso, è mediata da un insetto vettore). Una volta penetrati, i parassiti possono causare la malattia, che può manifestarsi in differenti forme cliniche. Nel bacino del Mediterraneo (soprattutto in Sicilia), ma anche in Medio Oriente, in India, Africa, Asia centrale e Sud America è presente la Leishmaniosi Viscerale; quasi nelle stesse zone geografiche si riscontra la forma squisitamente cutanea (Bottone d’Oriente); mentre la Leishmaniosi muco-cutanea è prerogativa dell’America Centrale e Meridionale.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sarebbero a rischio d’infezione ben 350 milioni di individui in tutto il mondo, con 500.000 nuovi casi ogni anno.

TIPI DI LEISHMANIOSI:

VISCERALE

Dal punto di vista eziologico è dovuta alle specie raggruppate nel “complesso” Leishmania Donovani (L.Infantum, L. Donovani, L.Chagasi). Serbatoio dell’infezione è il cane (in Italia). Il periodo di incubazione ha durata variabile, da 4 a 10 mesi. Compare, gradualmente, la febbre intervallata da qualche giorno di apiressia. Successivamente compare astenia, anoressia, malessere generale, e qualche episodio diarroico. In questa fase si apprezza consistente aumento delle dimensioni della milza, che diventa sempre più dura.

Si passa poi al periodo di stato in cui si manifestano febbre (continua, remittente, febbricola) con puntate serotine senza brivido e, alla defervescenza, con abbondante sudorazione. E’ costante l’aumento di dimensione della milza (splenomegalia) e del fegato (epatomegalia); e ingrossamento dei linfonodi. E’ presente deperimento. In India è caratteristico il colorito grigio-nerastro del volto, delle mani e del tronco, per cui la malattia è chiamata Kala-azar (= Febbre Nera). Si osserva, anche, da esami ematico, spiccata anemia con riduzione delle piastrine, ma soprattutto disprotidemia, con riduzione delle albumine ed aumento delle gammaglobuline. Si passa poi, in assenza di opportuna terapia, al periodo terminale o di cachessia, con profondo decadimento organico, con grave alterazione cardiaca e renale, che possono condurre a morte nel giro di 1-2 anni.

La diagnosi è abbastanza facile nel periodo di stato, allorchè sono presenti febbre, epatomegalia e soprattutto splenomegalia. Anche i reperti ematologici sono importanti: tipica è la disprotidemia. Talvolta, dato il quadro clinico, è possibile ipotizzare una grave forma leucemica. La conferma di malattia parassitaria si ottiene con le dimostrazione diretta delle Leishmanie attraverso adeguata colorazione delle cellule ematiche ottenute con biopsia midollare. (vedi figura precedente)

Sono utili per la diagnosi diverse indagini sierologiche (fissazione del complemento, immunofluorescenza, tecniche immunoenzimatiche,ecc).
La prognosi è buona, ma solo nei casi trattati nelle prime fasi della malattia, utilizzando farmaci senz’altro efficaci, ma dal costo elevato (Amfotericina B, miltefosina per os). In un recente passato sono stati utilizzati altri farmaci (antimoniali pentavalenti), abbandonati, per l’uso umano, per la frequente insorgenza di effetti collaterali gravi (cardiotossicità, mielotossicità, ecc.), con grave rischio per la vita.

CUTANEA

La leishmaniosi cutanea, conosciuta anche col nome di Bottone d’oriente, o foruncolo di Delhi o di Aleppo, ha come agente eziologico L. Tropica (forma a diffusione “urbana”) e L. Major (forma a diffusione “rurale”). Se ne conoscono due varietà: la umida e la secca. In Italia è presente la forma secca. Le Leishmanie rimangono localizzate nel punto in cui il flebotomo punge, moltiplicandosi nei macrofagi che li hanno fagocitate. L’aspetto, inizialmente, è di una piccola macula rossa, che si modifica nel classico “bottone”.

La lesione provocata dal pappatacio nel punto di inoculazione (e quindi nelle parti scoperte) aumenta di dimensione, fino a che arriva ad ulcerarsi nel suo interno. L’evoluzione è verso la guarigione spontanea nell’arco di 612 mesi, dando luogo a cicatrice più o meno deturpante. La forma umida, presente in Africa e in alcune zone dell’Asia, ha decorso più rapido, dimensioni maggiori, ed ulcerazioni più profonde, spesso complicate da superinfezioni batteriche.

MUCOCUTANEA

Si manifesta quando il parassita si localizza a livello di cute e mucose, provocando lesioni cutanee e lesioni alle mucose della cavità orale e del naso. E’ causata da diversi stipiti di Leismania (peruviana, braziliensis, gujanensis, etc.); l’habitat specifico è l’America Centro-meridionale, serbatoi alcuni roditori selvatici. Il quadro clinico è polimorfo: tipica è la tendenza alla distruzione dei tessuti infetti. La forma più grave è quella causata da L. braziliensis (espundia).
Nonostante la leishmaniosi possa causare gravi sintomi nell’uomo, in molti casi la prognosi è buona. Tuttavia, questo discorso non vale per gli animali e, in particolare, per i cani. Nel migliore amico dell’uomo, infatti, la leishmaniosi – soprattutto se non prontamente trattata – può rivelarsi letale.
Prevenzione Si mettono in atto alcune procedure per evitare le fastidiose punture dei pappataci, allo scopo di evitare possibili contagi di malattie infettive trasmesse con la loro puntura. Sono, per lo più, semplici accorgimenti di Igiene Generale, come, per esempio:

  • Favorire l’arieggiatura delle stanze dove si dorme, specie in estate. I pappataci, infatti, amano i luoghi caldi, bui e umidi
    Installare zanzariere a trama molto fitta, per evitare l’ingresso dei flebotomi
  • Riparare eventuali crepe o fessure nei muri, possibile nascondiglio ideale per i pappataci
  • Se la casa comprende anche un giardino, tenerlo sempre nel massimo ordine possibile, estirpando le erbacce eventualmente presenti e, soprattutto, evitando i ristagni di acqua
    Evitare le punture dei pappataci con gli appositi repellenti disponibili sul mercato come spray, salviettine. ecc.
  • Quando possibile, impiegare appositi insetticidi per allontanarli o eliminarli.

I flebotomi sono sensibili ad insetticidi derivati dal piretro (piretroidi). Tuttavia bisogna utilizzarli all’aperto, o comunque, non in ambienti dove vivono i gatti, poiché l piretroidi sono composti tossici per i felini.
Non è consigliabile l’uso continuo ed indiscriminato degli insetticidi, a causa di pericolose modifiche dell’ambiente, con profonde ripercussioni sull’ecosistema che ci circonda (oltre a sicuri danni per la nostra salute.
Come proteggere i cani dalle Punture dei Pappataci:
Giacché la leishmaniosi trasmessa ai cani tramite le punture di pappataci può risultare fatale, si ritiene utile dare qualche consiglio per la prevenzione:

  • Vaccinare il cane contro la leishmaniosi
  • Lotta al randagismo
  • Impiegare repellenti contro i pappataci, che siano appositamente ideati per i cani, da utilizzarsi anche se il cane è stato vaccinato
    Fare in modo che il cane eviti di andare all’aperto nelle ore serotine e notturne, quando i pappataci abbandonano i loro nascondigli in cerca di cibo
  • Far dormire il cane in casa, quando questa opzione è possibile.


Nell’ultimo cinquantennio i casi di Leishmaniosi umana sono stati, dalle nostre parti, decisamente in netto calo; ciò è probabilmente dovuto al maggior rispetto delle norme igieniche, ma sicuramente legato all’efficacia dei farmaci impiegati. Parallelamente sono aumentati i casi di Leishmaniosi canina: pertanto ritengo utile darne un accenno giacchè in Italia il cane rappresenta pressoché l’unico serbatoio della leishmania.

CANINA

La malattia, come già detto, viene veicolata dalle femmine di Phlebotomus papatasi, che pungono soprattutto nel periodo maggio-ottobre, durante le ore serotine-notturne, in tutto il mondo (o quasi), in zone vicino al mare.

Tuttavia in Italia, molte zone precedentemente ritenute indenni, non sono più tali, rendendo la diffusione di questo dittero pressoché ubiquitaria. La Leishmaniosi Canina colpisce il cane punto dall’insetto infetto e porta a sintomi piuttosto gravi. Un cane risultato positivo al test può tuttavia vivere per molto tempo prima di manifestare sintomi, ma può comunque diffondere la malattia. La sintomatologia è polimorfa, interessando soltanto la sola cute, oppure solo gli organi interni, oppure entrambi. Classicamente il cane perde peso in modo significativo; perde pelo diffusamente (sul dorso, sulle zampe, nella zona intorno agli occhi). Si configura un quadro di dermatite secca e si manifestano ulcere alle orecchie e alla mucosa orale, con perdita di sangue dal naso. I sintomi comprendono anche mal di schiena, con crescita accelerata delle unghie.

Completano il quadro lesioni oculari di vario tipo. Intervengono poi danni renali che possono portare al coma uremico. La diagnosi viene effettuata con la ricerca sul sangue degli anticorpi (immunofluorescenza) o del parassita (PCR). La terapia consente all’animale di non manifestare alcuna sintomatologia, anche per anni; sono però possibili recidive. Si usa l’antimoniato di metil-glucamina, l’allopurinolo, ma anche il metronidazolo e alcuni chinolonici. Recentemente è stata impiegata anche la miltefosina.
Vaccinazione Sono disponibili diversi vaccini: con forme vive di Leishmania; con batteri vivi ricombinanti che esprimono antigeni di Leishmania e DNA plasmidi codificanti-antigeni; con frazione purificata di
L.Donovani più un adiuvante a base di saponina.

NOTA DELL’AUTORE: Gli scritti di cui sopra hanno valenza meramente divulgativa. Pertanto non sono completi. Per saperne di più consultare i testi di Entomologia, Parassitologia, Malattie Infettive, Igiene e Veterinaria.

Tutte le immagini sono tratte dal Centers for Disease Control and Prevention, Global Health, Division of Parasitic Disease and Malaria


Dott. Giovanni Mannino Specialista in Malattie Infettive
Specialista in Igiene e Medicina Preventiva

LEISHMANIOSI
Tagged on:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.