Insonnia: cause e rimedi

Insonnia

Molte persone soffrono, senza saperlo, di insonnia. Dormire meno di 6 ore a notte per un periodo di due o più anni, fa aumentare i rischi di contrarre malattie cardiovascolari. Il 50% della popolazione dichiara di aver avuto almeno un episodio di insonnia. Ma solo pochi si rivolgono ad un medico per una consulenza.

Sintomi

Esistono vari indicatori classici di insonnia:

  • Difficoltà nell’addormentamento
  • Sonno frammentato da risvegli multipli
  • Risveglio mattutino precoce
  • Sonno non ristoratore

Questi sintomi possono coesistere ed essere anche non ben identificati dal paziente insonne.

Tipi di insonnia

  • Transitoria (se si risolve nel giro di pochi giorni)
  • Di breve durata (perdura per un paio di settimane)
  • Cronica (continua per più mesi)


In particolare un’insonnia cronica può essere dovuta ad un disturbo primario del sonno o essere conseguente a patologie.

Come valutare un’ insonnia

Poiché l’insonnia è un disturbo soggettivo, è stato studiato un sistema capace di monitorare alcune funzioni biologiche durante il sonno.

Tale sistema è la polisonnografia, in cui vengono valutati:

  • L’attività cerebrale (tramite EEG)
  • I movimenti oculari (oculogramma)
  • L’attività muscolare (tramite EMG)

Gli stadi del sonno

Durante il sonno il nostro cervello continua a lavorare infatti opera in un regime di attività elettrica molto complessa.

Esistono due stati fisiologici di sonno chiamati REM (movimenti oculari rapidi) e non-REM. Di solito un adulto si addormenta in sonno non-REM che evolve da sonno leggero a profondo.
Dopo un’ora e mezza compare il primo episodio di sonno REM. In questo stato si rilevano inibizione del tono muscolare, movimenti oculari rapidi e attività onirica.

L’alternanza ciclica tra sonno non-REM e sonno REM e la successione dei vari stadi, costituisce la macrostruttura del sonno. Nella prima parte del sonno prevale il sonno profondo, nella seconda il sonno REM ed il sonno leggero: passiamo mediamente 6 ore in sonno non-REM e 2 in sonno REM.


La microstruttura del sonno e i micro risvegli

Nel sonno non-Rem si può distinguere una fase stabile ed una instabile. Il sonno instabile è caratterizzato al suo interno da un certo numero di micro risvegli che possono durare da pochi decimi di sec. a 10-15 secondi. In questi casi si ha un alleggerimento del sonno, pur senza arrivare ad un risveglio completo.

Un certo numero di micro risvegli è fisiologico ma ovviamente un loro eccesso altera la microstruttura del sonno. I piccoli risvegli vengono misurati da un parametro chiamato CAP (cyclic alternating pattern). Il rapporto tra sonno instabile e stabile e’ chiamato CAP rate. Quest’ultimo costituisce un indicatore fondamentale per una definizione di sonno continuo ed efficace (sonno ristoratore). Di conseguenza alcune persone convinte di aver dormito, al mattino si sentono più stanche di quando sono andate a letto.Questo a causa di centinaia di micro risvegli. La polisonnografia permette di dare indicazioni più precise sul sonno sia quantitativamente, che qualitativamente.

Cause

Per riuscire a combattere l’insonnia è importante ricercarne le cause che possono essere svariate. Tra le piu’frequenti ci sono ansia e depressione.
La grande diffusione dei disturbi del sonno ha indotto la convinzione che si tratti di un fenomeno “normale”, di un fastidio inevitabile ma non grave.
Purtroppo non e’ cosi’. Una insonnia transitoria si cura facilmente senza farmaci o al massimo con una camomilla o valeriana. Diversa è la situazione per un insonne recidivo. Infatti

  • L’insonnia accresce il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici o di aggravarli.
  • Il forte numero di micro risvegli, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari
  • La carenza di sonno ha risvolti anche sul metabolismo dei carboidrati e sulle funzione endocrine.
  • I cattivi dormitori ricorrono al proprio medico di famiglia più spesso degli altri pazienti e rappresentano un costo ovviamente più alto per il sistema sanitario.


Norme per una corretta “igiene” del sonno

  • Dormire solo il tempo sufficiente per un’adeguata efficienza nel giorno successivo
  • Coricarsi a orari regolari la sera e alzarsi sempre alla stessa ora al mattino
  • Non recuperare il sonno perduto con sonnellini pomeridiani
  • Svolgere moderata attività fisica giornaliera, mai nelle ore precedenti il sonno
  • Non dormire in ambienti rumorosi, né caldi né freddi
  • Non assumere cronicamente farmaci ipnoinducenti e nemmeno bevande come caffe’o te’.
  • Evitare di bere alcolici la sera
  • Andare a letto solo se si ha sonno

TERAPIA DELL’INSONNIA

Dopo aver tentato di correggere le abitudini del paziente e provato le camomille e valeriane, si passa alla terapia farmacologica. Bisogna informare il paziente sul tipo di farmaco, la durata della terapia, gli effetti collaterali e i rischi di abuso.
Ci limiteremo ad esaminare le benzodiazepine (BDZ), i farmaci non-benzodiazepinici e la melatonina.

Le benzodiazepine sono dei farmaci ipnoinducenti, molto usate per il loro rapporto benefici-rischi e per il ridotto rischio di interazione con altri farmaci. Purtroppo presentano effetti miorilassanti che potrebbero aumentare il rischio di cadute notturne. I farmaci con BDZ a breve emivita riducono il rischio di effetti residui al mattino.

I farmaci non-benzodiazepinici non presentano gli effetti di tipo miorilassante e agiscono con una breve emivita. Inoltre non danno effetti residui durante il giorno e non causano dipendenza dopo brusca sospensione.

Infine, la melatonina, sostanza di origine naturale che usata durante le ore serali promuove l’addormentamento.

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